Contro l'università-azienda, per lo sciopero sociale
Come studenti, lavoratori, neolaureati, giovani disoccupati sappiamo bene cosa significa vivere nella precarietà. Dalle borse di studio che alcuni di noi percepiscono, che vengono erogate secondo una tempistica a discrezione dell'ER.GO, ai mille lavori sottopagati – e spesso in nero – che siamo costretti a fare per sopravvivere. Dagli stage e tirocini non pagati, che agli studenti così come ai neolaureati vengono offerti come “opportunità”, alle tante scadenze di tasse e crediti formativi da conseguire che incombono sulle nostre teste. Le nostre magre risorse economiche devono fronteggiare affitti sempre più alti, trasporti pubblici tanto cari quanto insufficienti e una mensa con prezzi da ristorante di lusso.
Apartire dal Bologna Process del 1999 è stata introdotta con la forza una visione aziendalistica degli atenei, un sapere sempre più nozionistico, parcellizzato e appannaggio di pochi. L'entrata di privati nella gestione dell'università ha implicato da un lato la svendita del patrimonio immobiliare, dall'altro l'introduzione di stage e tirocini, cioè lavoro non retribuito.
Il nuovo Codice Etico e di Comportamento dell'Università di Bologna appena approvato è l'ennesimo esempio che trasmette l'immagine di un'università sempre più simile ad un'azienda. Un codice volto a disciplinare dipendenti e studenti e a reprimere ogni forma di critica e dissenso, come recita uno dei passi più emblematici: “l’Università richiede a tutti i componenti della comunità di rispettare il nome e il prestigio dell’istituzione e di astenersi da comportamenti suscettibili di lederne l’immagine”.
Questo è il presente che viviamo, ma non per forza deve essere il nostro futuro.
Pensiamo che il percorso recentemente avviatosi per l'organizzazione di una giornata di lotta, lo sciopero sociale del 14 novembre, costituisca una prospettiva importante per la ricomposizione di tutte le dimensioni di opposizione alla precarietà, di cui quella studentesca e giovanile è nodo cruciale. Un percorso che sappia costruire le basi per un conflitto di lunga durata nei territori, oltre la data del 14 novembre. Riteniamo che mettere in campo differenti modalità di lotta, espresse dalle varie specificità che compongono il mondo precario, inscritte in un percorso comune, siano il primo passo in questa direzione.
Saremo quindi parte attiva nel costruire una prospettiva che sappia opporre alla università-fabbrica di precarietà la condivisione e diffusione dei saperi, liberi ed autogestiti.
Collettivo Exarchia