Collettivo Exarchia


Non viviamo più come schiavi/e

Chi siamo

Iniziamo dai fatti.
La situazione in cui ci troviamo, volenti o nolenti, è gravissima. L'attuale modello di sviluppo raggiunto dalla società, a livello globale, è drasticamente insostenibile sia sul piano naturale che su quello sociale. Siamo di fronte a una crisi ecologica di proporzioni colossali, alimentata ed esasperata da una crisi economica strutturale che va avanti ormai da anni.

Le basi su cui si fonda questo cosiddetto sviluppo sono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura, basi capaci solamente di creare disuguaglianze, ingiustizia e povertà. Il nostro percorso vuole partire proprio da questo punto, ovvero dalla critica alla produzione capitalista e all'organizzazione gerarchica della nostra esistenza.

Siamo giovani, student*, precari e precarie le cui prospettive di vita sono limitate dalle logiche di questo perverso sistema e il cui percorso vuole partire dal mondo dell'università e del lavoro.

Le università sono state ridotte ad aziende, ad esamifici strettamente legati a una prospettiva di mercato, capace di rispondere solamente all'imperativo “Produci, consuma, crepa!”. Il percorso di studi intrapreso viene valutato in base a criteri quantitativi e non in base allo sviluppo delle conoscenze e alla diffusione dei saperi, che sempre di più sperimentiamo al di fuori delle aule e non di fronte alle cattedre dei/delle docenti. Il diritto allo studio (borse e alloggi), la mensa, i servizi offerti dalla città (trasporti, agevolazioni…) sono sempre più vittime di tagli e quindi sempre meno accessibili.

Il mondo del lavoro che ci troviamo dinnanzi è caratterizzato da precarietà e ricattabilità nella forma di contratti di lavoro a tempo determinato retribuiti il minimo, stage e tirocini gratuiti, smantellamento dei diritti dei lavoratori.

Questi sono alcuni dei tasselli che compongono la nostra contemporaneità. Ampliando lo sguardo, vediamo che la società del consumo, dello spettacolo, dentro la quale siamo rinchius*, spinge le nostre menti a una visione egoistica e competitiva, basa i nostri rapporti personali su calcoli utilitaristici, ci relega al ruolo di spettatori dei processi sociali, ci inquadra in un modello di vita omologato e obbediente.

Le nostre città, le nostre strade e le nostre piazze vengono trasformate in vetrine, spettacolarizzate e privatizzate nel nome della riqualificazione urbana e della lotta al degrado per nascondere i moderni sistemi di controllo della popolazione. Gli spazi che viviamo da studenti, da lavoratori/trici, nel tempo libero, rispondono a logiche di mercato e di interesse economico. La paura fittizia del diverso legittima una caccia alle streghe nel nome della sicurezza, terreno fertile per la proliferazione di ideologie d’oppressione, di varie forme di fascismo.

D'altro canto, abbiamo visto nel tempo l'emergere di tante alternative diverse, proposte e pratiche che hanno cercato di dare soluzioni più giuste e alla portata di tutti/e. Abbiamo vissuto gli spazi sociali, i laboratori, le occupazioni e i progetti dal basso, strade di costruzione di un presente e di un futuro diversi. Sappiamo come queste vie siano praticabili e necessarie e per questo vanno sostenute e sviluppate il più possibile.

Siamo un collettivo anarchico organizzato in modo orizzontale, convint* che l'unica soluzione per gli esseri umani consista nell'abbattere le strutture gerarchiche e le molteplici barriere che limitano la nostra libertà. Facciamo nostre le pratiche dell'autogestione, dell'autorganizzazione dal basso e del metodo del consenso così come del rifiuto di ogni rappresentanza, nell'idea della costruzione di un mondo di liberi/e e uguali.

Siamo anticapitalisti/e, antifascisti/e, antirazzisti/e e antisessisti/e e per questi motivi ci rifiutiamo di cedere terreno di fronte al potere. Condivideremo i vari percorsi dei movimenti sociali e ambientali, con lavoratori e lavoratrici in lotta, con migranti, con occupanti di case e di spazi, con chi combatte la società eteronormata e maschilista, con tutte le persone che quotidianamente vivono le loro esistenze senza piegarsi.

Perché piegarsi vuol dire mentire.

Written by Exarchia on Thursday November 13, 2014
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