Collettivo Exarchia


Non viviamo più come schiavi/e

Ribaltata la sentenza Foodora! Resistere allo sfruttamento è possibile!

Venerdì 11 gennaio la sentenza in Corte d’Appello del giudice del lavoro di Torino ha riconosciuto la richiesta dei 5 fattorini licenziati nel 2016 da Foodora in seguito alle prime proteste organizzate di vedersi riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato. Il mito del rider imprenditore di sé stesso, “fornitore autonomo” di forza lavoro, che è la condizione necessaria per queste aziende delle consegne di poter sfruttare i lavoratori senza garantire alcun tipo di diritto e tutela, cade e si infrange fragorosamente persino nelle aule della giustizia borghese.

La sentenza non può in nessun modo essere definita un “successo” in senso assoluto, sbandierato invece come tale a destra e a manca da politici e sindacati. È una parziale conferma di uno stato di fatto: a lavoratori etero-organizzati, cioè che eseguono ordini impartiti da un superiore gerarchico, deve essere riconosciuta l’applicazione del contratto nazionale della logistica con relative retribuzione e tutele. Parziale perché i lavoratori non sono stati reintegrati; perché devono comunque sobbarcarsi i due terzi delle spese processuali (non era così prima del Jobs Act); perché tra le varie richieste avanzate dai lavoratori che non sono state riconosciute in appello è presente quella della violazione della privacy: la sorveglianza da grande fratello che le aziende esercitano sui lavoratori attraverso l’app (anche fuori dai turni di lavoro) è legittima secondo la Corte.

Tuttavia condividiamo l’entusiasmo espresso dagli stessi lavoratori torinesi alla lettura della sentenza e gli siamo solidali. Da parte nostra, non ci facciamo chissà quali illusioni sulla natura della legge dello Stato. Sappiamo che in quel tiro alla fune tra lavoratori e padroni che è la lotta di classe non ci sono scappatoie, e che le necessità della lotta ci costringono ad utilizzare qualsiasi mezzo possibile per resistere e contrattaccare. Ogni piccola vittoria legale è parziale, effimera, revocabile in qualsiasi momento. Come dimostra bene la recente storia sindacale in Italia, al minimo allentamento del conflitto da parte nostra, il padrone avanza e si riprende tutto quello che gli era stato strappato a forza, e anche di più.

Perché questo entusiasmo allora? Dobbiamo innanzitutto riconoscere di stare vivendo in una fase di offensiva padronale quasi incontrastata. In questo triste scenario, un risultato come questo va decisamente in controtendenza. Ma se è importante il risultato ottenuto, fondamentale è il modo in cui si sta portando avanti una lotta nella quale il percorso legale è solamente uno dei mezzi messi in campo. I fattorini torinesi sin dai primi mesi di mobilitazione hanno dato vita a un percorso di lotta autorganizzato, caratterizzato sia dalla creazione di spazi di aggregazione, socialità e mutuo appoggio (la “casa rider”, che comprende una camera del lavoro precario e una ciclofficina), che dall’adozione di mezzi conflittuali di lotta: scioperi, picchetti con blocco del servizio, “visite” agli uffici dei responsabili aziendali o istituzionali. Un percorso autorganizzato e autonomo rispetto a politici (di movimento e non) e sindacati, perché la lotta prende forma nelle strade e nelle piazze, ed è da qui che bisogna ripartire.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori torinesi. A Torino, a Bologna e ovunque, organizziamoci contro chi ci vuole schiavi dei padroni.
 

Non viviamo più come schiavi/e!

Collettivo Exarchia

Written by Exarchia on Sunday January 13, 2019
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